Bullismo: riconoscerlo, affrontarlo e prevenirlo con empatia

Dalla redazione di EduFamily – la piattaforma che diffonde i più influenti modelli educativi contemporanei

Silenziosa come un’ombra, la ferita del bullismo può insinuarsi nella vita di un bambino o di una bambina trasformando le sue giornate in un incubo silenzioso. Immagina una bimba che era solare e loquace diventare improvvisamente taciturna e triste, oppure un ragazzino che inventa scuse per non andare a scuola. Spesso, dietro questi cambiamenti, si nasconde una parola non detta ma pesantissima: bullismo.

In questo articolo parleremo al cuore di genitori ed educatori con tono narrativo ed empatico, per capire come riconoscere i segnali del bullismo, come intervenire con fermezza ma anche tanta sensibilità, e come prevenirlo educando i nostri figli all’empatia e al rispetto. Perché ogni bambino e ogni bambina ha il diritto di sentirsi al sicuro e amato/a.

Un nemico invisibile: come riconoscere il bullismo 🎭

Il bullismo non sempre lascia lividi visibili. A volte le ferite sono nell’anima: un sorriso che scompare, un voto che cala, un diario che si riempie di scarabocchi tristi. Riconoscere il bullismo in tempo può fare la differenza nella vita di un bambino. Ecco alcuni segnali d’allarme e comportamenti da osservare con attenzione:

  • Cambi repentini di umore o comportamento: tuo figlio appare insolitamente chiuso, ansioso o irritabile. Potrebbe avere scatti di pianto immotivati, incubi notturni, o mostrarsi terrorizzato da determinate situazioni (ad esempio prendere lo scuolabus o andare in palestra). Spesso le vittime di bullismo provano intensa vergogna e tengono tutto dentro.
  • Malesseri fisici frequenti: mal di pancia, mal di testa, insonnia – il corpo lancia SOS che la bocca non riesce a dire. Lo stress prolungato dovuto al bullismo può causare sintomi somatici ricorrenti, simili a quelli del rifiuto scolastico. Il loro organismo è in allerta continua, innescando l’ormone dello stress (cortisolo) che li tiene in uno stato di tensione.
  • Oggetti personali danneggiati o che spariscono: torni a casa e scopri che lo zaino è strappato, il cellulare è misteriosamente rotto, o mancano dei soldi dal portafoglio di tu* figli*. Se alle domande risponde evasivamente (“Ho perso tutto…”), è possibile che qualcuno a scuola lo stia perseguitando o derubando.
  • Segni inspiegabili sul corpo: lividi, graffi o vestiti strappati di cui il bambino non vuole parlare. Potrebbe minimizzare (“Ho giocato un po’ forte”), ma se succede spesso è bene indagare con delicatezza.
  • Isolamento e frasi preoccupanti: espressioni come “Nessuno mi vuole bene”, “Vorrei sparire”, dette magari a mezza voce, sono campanelli d’allarme serissimi. Le vittime di bullismo spesso si sentono sole, arrabbiate e impaurite. Uno studio italiano recente ha rilevato che i sentimenti più diffusi tra i ragazzi bullizzati sono proprio la solitudine (28%), la rabbia (27%) e la paura (25%). Ascoltare queste frasi senza giudicare e offrire conforto immediato può salvarli da un baratro di sconforto.

Se riconosci anche solo uno di questi segnali, fai un respiro profondo. È importante agire, ma con calma e amore. La tentazione potrebbe essere quella di arrabbiarsi o di colpevolizzare il bambino (“Perché non ti difendi?!”). Invece, la prima cosa da fare è fargli sentire che siete dalla stessa parte: “Capisco che stai soffrendo, non è colpa tua. Insieme troveremo una soluzione.” Queste parole valgono oro per un piccolo cuore impaurito.

Dietro la maschera del bullo 😈

Per affrontare il bullismo, può essere utile capire anche chi c’è dall’altra parte: il bullo, colui o colei, che fa del male. Può sembrare strano, ma spesso anche dietro un bullo c’è un bambino infelice. Magari nessuno gli ha insegnato l’empatia, o a sua volta subisce violenza altrove. Questo non giustifica i suoi comportamenti, ma ci ricorda che il bullismo è un circolo vizioso alimentato da mancanza di empatia e modelli negativi. Pensiamo a questo: in Danimarca l’empatia è una materia scolastica obbligatoria dal 1993 per tutti i bambini dai 6 ai 16 anni. Una lezione a settimana dedicata a mettersi nei panni degli altri, a riconoscere le emozioni e risolvere i conflitti in modo costruttivo. I risultati? Trenta anni dopo, le scuole danesi hanno tassi di bullismo tra i più bassi al mondo. Questo ci insegna una cosa fondamentale: l’empatia si può insegnare e imparare, ed è l’antidoto più potente contro la prepotenza.

Alla luce di ciò, viene spontaneo chiederci: stiamo insegnando abbastanza empatia ai nostri figli, a casa e a scuola? Prevenire il bullismo significa coltivare ogni giorno il rispetto e la gentilezza. 💖 Ne riparleremo tra poco, con consigli pratici su come fare.

Cosa fare se tu* figli* è vittima di bullismo 🤝

Scoprire o sospettare che il proprio bambino/a sia vittima di bullismo fa provare un groviglio di emozioni: dolore, rabbia, persino senso di colpa per non essersene accorti prima. È normale sentirsi così. Ma ora lui ha bisogno di te, più forte e calmo che mai.

Ecco un piccolo vademecum, ispirato alle migliori pratiche educative (e un pizzico alla filosofia orientale della non-violenza), su come affrontare insieme questa sfida:

  1. Ascolta e rassicura: trova un momento tranquillo in cui parlare. Con voce calma, digli che hai notato la sua tristezza e chiedi con dolcezza “Vuoi raccontarmi cosa ti sta succedendo a scuola?”. Se esita, non forzarlo subito a parlare. Fagli/lle capire che gli/le credi e che niente di ciò che dirà ti farà arrabbiare con lui/lei. Molti bambini tacciono per paura che i genitori “se la prendano” o li giudichino deboli. Dimostra il contrario: “Qualunque cosa sia, non è colpa tua. Io ti amo e insieme risolveremo questo problema.” Vedrai che pian piano quel muro di silenzio si sgretola. Mantieni un ascolto attivo: annuisci, ripeti quello che ti dice (“Ho capito, ti insultano sempre all’uscita di scuola…”), in modo che lui sappia che lo stai davvero ascoltando. Non minimizzare frasi come “sono solo scherzi” – per lui o lei non lo sono. Prendi sul serio ogni sua parola.
  2. Documenta e coinvolgi la scuola: una volta raccolto il racconto di tu* figli*, annota gli episodi, con date, luoghi, eventuali testimoni. Questo ti servirà quando parlerai con gli insegnanti o con il/la preside. Non avere timore di richiedere un incontro urgente con la scuola: esponi i fatti con calma ma con fermezza. Chiedi quali misure possono essere prese (ad esempio una sorveglianza maggiore in certi momenti, un intervento educativo in classe). Le scuole oggi devono avere protocolli anti-bullismo. Se non si mostrano collaborativi, insisti: la sicurezza emotiva di tuo figlio viene prima di tutto. Ricorda, è un tuo diritto e del bambino avere un ambiente scolastico sicuro. Durante questi colloqui, mantieni un tono assertivo ma rispettoso: stai costruendo un’alleanza, non cercando un colpevole da punire sommariamente. Un buon dirigente scolastico coinvolgerà anche il bullo e i suoi genitori in un percorso di recupero. Non accettare la logica del “sono ragazzi, sbrigatevela tra voi” – il bullismo è un problema serio e va affrontato comunitariamente.
  3. Sostegno emotivo continuo: combattere il bullismo può richiedere tempo, nel frattempo tuo figlio ha bisogno di un porto sicuro. Dedica ogni giorno un momento speciale solo per lui, per fargli sentire quanto vale e quanto gli vuoi bene. Può essere leggere un capitolo insieme ogni sera, o fare una passeggiata abbracciati commentando la giornata. L’importante è che, qualsiasi cosa accada fuori, a casa si senta protetto e amato incondizionatamente. Il bullismo corrode l’autostima; tu puoi aiutarlo a ricostruirla lodando i suoi punti di forza (“Sei così creativo nei disegni!”, “Hai un cuore davvero gentile”). Includi magari qualche pratica di rilassamento: un esercizio di respirazione profonda insieme quando è molto agitato (basta inspirare contando fino a 4 ed espirare contando fino a 6, ripetendo alcune volte). Oppure, ispirandoci allo yoga 🧘‍♂️, potete fare la posizione dell’albero nel soggiorno, in equilibrio su un piede con le braccia aperte: serve a ritrovare il centro e a fargli capire metaforicamente che può restare saldo nonostante le “spinte” della vita.
  4. Non incoraggiarlo alla vendetta: è comprensibile provare rabbia verso chi fa del male a tuo figlio. Ma insegnargli a “restituire il colpo” non risolve il problema – anzi, rischia di peggiorarlo e di metterlo in pericolo. Piuttosto, incoraggialo a rispondere in modo assertivo: per esempio, esercitatevi a dire con voce ferma “Basta, smettila” guardando negli occhi (magari simulando la scena a casa). Insegna che allontanarsi subito dalla situazione e cercare un adulto non è da vigliacchi, ma da intelligenti. Se invece il bambino reagisse con violenza, il bullo avrebbe gioco facile a rigirare la frittata e farlo passare dalla parte del torto. La via della non-violenza è sempre la migliore, come ci ricordano tante filosofie orientali: “rispondere all’odio con l’odio non fa che moltiplicare l’odio”. Questo possiamo spiegarlo anche al bambino in parole semplici: “Lo so che vorresti dargli un pugno. Ma così finiresti nei guai tu e lui non imparerebbe nulla. Mostrare forza vuol dire mantenere la calma. Vedrai che questo lo spiazzerà più di uno schiaffo.” Certo, se subisce aggressioni fisiche deve gridare e difendersi quel tanto che basta per scappare – fagli capire che non deve subire passivamente, ma che la soluzione la troverete insieme con gli adulti.
  5. Cerca alleati tra i compagni: spiega a tuo figlio che non è il solo a trovarsi in questa situazione e che non tutti i compagni approvano il bullo. Spesso tanti bambini assistono senza sapere che fare. Uno spunto concreto può essere aiutare tuo figlio a individuare un amico fidato a scuola o in classe, uno con cui si sente al sicuro. Incoraggialo a stare vicino a questo amico durante l’intervallo o nei cambi d’ora: i bulli agiscono più facilmente quando la vittima è isolata. Anche parlare con gli altri genitori può essere utile: unendovi, potete sensibilizzare la scuola a promuovere interventi educativi (ad esempio incontri sul tema, progetti di classe). Un proverbio africano dice che per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio: ecco, attivate quel villaggio attorno a vostro figlio, fatto di zii, nonni, amici di famiglia, che gli facciano sentire quanta gente sta dalla sua parte.
  6. Considera un aiuto professionale: se noti che il bullismo ha lasciato strascichi importanti – incubi ricorrenti, crisi d’ansia, rifiuto di andare a scuola anche a distanza di tempo – valutate insieme la possibilità di parlare con uno psicologo. Un percorso terapeutico può aiutare il bambino a elaborare il trauma, rafforzare le proprie risorse interiori e imparare strategie sociali per il futuro. Inoltre, lo aiuterà a capire che chiedere aiuto non è segno di debolezza ma di coraggio. Anche qui, normalizza la cosa: “Sai, come andiamo dal dottore se ci facciamo male a un ginocchio, così questo dottore speciale ci aiuterà per le ferite dentro al cuore”. Spesso dopo poche sessioni i bambini vittime di bullismo rifioriscono, liberandosi del senso di colpa e vergogna che non dovrebbero mai portare.

Coltivare l’empatia: la vera prevenzione 🌱

Abbiamo visto come intervenire nell’emergenza, ma il sogno di ogni genitore ed educatore è prevenire il bullismo sul nascere. La buona notizia è che possiamo fare moltissimo, ogni giorno, nelle piccole cose. L’empatia, il rispetto, la gentilezza si imparano in famiglia prima ancora che a scuola. Ecco qualche spunto pratico per seminare questi valori nei cuori dei bambini (e anche degli adulti!):

  • Dai l’esempio: i bambini sono imitatori straordinari. Se a casa vedono gentilezza (tra genitori, verso di loro, verso gli altri), impareranno la gentilezza. Coinvolgili in piccoli atti di altruismo: fare un dolce per un vicino anziano, donare giocattoli che non usano, aiutarti in un gesto di volontariato. Spiegando il perché di questi gesti, coltivi in loro la capacità di accorgersi degli altri. In una cultura come quella orientale, il rispetto verso gli anziani e la comunità è centrale: possiamo trarre ispirazione celebrando in famiglia momenti di gratitudine o raccontando storie che esaltano il valore della compassione.
  • Ascolto attivo in famiglia: allenatevi tutti, adulti compresi, all’ascolto empatico. Ciò significa dare spazio alle emozioni di ciascuno senza giudicarle. A cena, ad esempio, ciascuno può raccontare qualcosa della propria giornata e gli altri ascoltano con attenzione, facendo domande gentili. Se tuo figlio litiga con un fratello o un amico, prima di sgridare chiedi: “Come ti sei sentito? E secondo te lui come si è sentito?”. Queste domande aiutano il bambino a mettersi nei panni altrui. In Danimarca, come accennato, praticano questo a scuola da decenni: discussioni guidate in cui i ragazzi condividono problemi e insieme trovano soluzioni, imparando a mettersi nei panni dell’altro. Possiamo fare lo stesso nel salotto di casa.
  • Storie ed esempi positivi: libri, film, fiabe possono essere ottimi strumenti per parlare di bullismo in modo indiretto. Leggete insieme una storia in cui c’è un prepotente e discutetene: “Ti è mai capitato di vedere qualcosa del genere? Cosa proveresti al posto di quel bambino? Cosa faresti?”. Ci sono anche cartoni animati educativi che mostrano il valore dell’amicizia e dell’inclusione. Questi input, elaborati insieme a mamma o papà, restano impressi. Ad esempio, la fiaba del Brutto Anatroccolo può aprire a parlare di esclusione e accettazione del diverso; oppure un film come Inside Out aiuta i bambini a riconoscere le proprie emozioni e, di riflesso, quelle degli altri.
  • Regole chiare contro la prepotenza: in casa stabilite un clima di zero tolleranza per insulti, prese in giro o atti aggressivi, anche fra fratelli. Se capita (perché è fisiologico che litighino), intervenite subito spiegando perché parole come “stupido” o “ti odio” fanno male. Non limitarti a punire: insegna alternative. Ad esempio, se un fratellino urla contro l’altro, fagli esprimere il suo sentimento: “Sei arrabbiato perché tuo fratello ha rotto il tuo gioco, vero? Ma insultarlo non risolve nulla, diciamogli piuttosto che ti ha ferito e vediamo come rimediare”. In questo modo i bambini apprendono che il conflitto si risolve con il dialogo, non con la forza.
  • Attività che promuovono cooperazione: iscrivi o coinvolgi i bambini in giochi di squadra, laboratori collaborativi, sport di gruppo dove conti il fare squadra più che vincere. Dalle escape room per bambini ai progetti scolastici in coppia, tutto ciò che li fa collaborare li aiuta a vedere l’altro come un partner, non un nemico. Anche in famiglia, proponi giochi da tavolo in team, o cucinate una ricetta tutti assieme. Il pedagogista danese Jesper Juul suggeriva di coinvolgere i figli nelle faccende quotidiane come parte integrante del “team famiglia”: apparecchiare insieme, pianificare una gita tutti con idee in cerchio, ecc. Così sviluppano senso di appartenenza e rispetto reciproco.
  • Insegna la gentilezza verso se stessi: sembra strano, ma per avere empatia verso gli altri occorre prima saper essere gentili con sé. Un bambino che si vuole bene raramente sentirà il bisogno di prevaricare un altro. Quindi incoraggiamo i nostri figli ad apprezzarsi, a perdonarsi quando sbagliano e a parlare bene di sé. Ad esempio, se dice “Sono stupido, non so fare niente”, correggilo subito: “No, non dire così. Forse non ti è riuscita questa cosa, ma sei bravo in quest’altra. E soprattutto, sei un bambino speciale, noi ti amiamo per quello che sei.” Un cuore riempito d’amore in casa avrà meno probabilità di riempirsi di odio fuori.

Infine, crea dialogo continuo su questi temi. Chiedi ogni tanto “A scuola tutti si trattano bene?” oppure racconta episodi della tua infanzia: “Sai, anche a me da piccolo è capitato che un compagno mi prendesse in giro… avrei voluto trovare il coraggio di parlarne con i miei genitori prima”. Condividendo le nostre vulnerabilità, diamo loro il permesso di fare altrettanto.

Insieme si può: un futuro senza bulli 🚀

Nessun genitore vorrebbe mai vedere il proprio figlio soffrire a causa del bullismo. E nessun bambino dovrebbe sentirsi escluso o umiliato. La strada per un mondo senza bulli può sembrare lunga, ma ogni passo conta. Ogni volta che insegni a tuo figlio/a a rispettare gli altri, stai togliendo terreno sotto i piedi alla cultura della prepotenza. Ogni volta che lo incoraggi a difendere un compagno in difficoltà (anche solo dicendo “lasciatelo stare”), stai crescendo un piccolo coraggioso portatore di giustizia.

Ricordiamoci che i bambini di oggi saranno gli adulti di domani: se riusciamo a educarli alla compassione, avremo una società più gentile. Nella visione di Scuole Felici, “educare i cuccioli d’uomo con empatia e libertà getta le basi per una società più resiliente, motivata e creativa. In una parola, più felice”. Sradicare il bullismo è possibile, ma solo facendo fronte comune – genitori, insegnanti, istituzioni.

Immaginiamoli questi ragazzi, tra qualche anno: li vogliamo vedere crescere sicuri di sé e rispettosi, capaci di costruire relazioni sane. Ognuno di noi, nel suo piccolo, può essere la guida che illumina il percorso: come un faro che aiuta le giovani barche ad evitare gli scogli dell’odio e dell’indifferenza. Manteniamo viva la speranza e l’impegno: insieme possiamo spezzare il ciclo del bullismo, un atto di gentilezza alla volta. 🌟

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