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“Ho sbagliato, che disastro!” – Quante volte abbiamo sentito questa frase dalle labbra di un bambino (o l’abbiamo pensata noi stessi da piccoli). La paura dell’errore può bloccare i nostri figli, farli sentire incapaci o spingerli a rinunciare alle sfide. Eppure, sbagliare è una parte naturale – e fondamentale – dell’apprendimento. Come dice un antico proverbio giapponese, “Nana korobi, ya oki” – cadi sette volte, rialzati otto. In altre parole, ciò che conta non è non cadere mai, ma imparare a rialzarsi con esperienza in più. In questo articolo esploriamo come aiutare bambini e ragazzi a sviluppare resilienza di fronte agli errori, adottando il growth mindset (mentalità di crescita) studiato dalla psicologa Carol Dweck e altri approcci innovativi. Perché dietro ogni sbaglio si nasconde un’opportunità di crescita e scoperta.
L’effetto delle parole: incoraggiare l’impegno, non la perfezione
Tutto comincia dal modo in cui reagiamo agli errori dei nostri figli – e anche dai messaggi che diamo quando hanno successo. Ricerche classiche a Stanford hanno dimostrato che elogiare i bambini per la loro “intelligenza” o doti fisse può involontariamente minare la loro motivazione, mentre elogiare l’impegno e la strategia li rende più perseveranti[24]. In uno degli esperimenti più noti, a due gruppi di bambini furono assegnati dei puzzle da risolvere: ad un gruppo, dopo il primo puzzle riuscito, l’adulto disse “Sei proprio intelligente!”, all’altro gruppo “Ti sei impegnato davvero tanto, bravo!”. Successivamente, di fronte a puzzle più difficili, emerse una differenza: i bambini elogiati per l’intelligenza tendevano a mollare prima e a evitare sfide (temendo di non sembrare più intelligenti se avessero fallito), mentre quelli elogiati per l’impegno erano più propensi a tentare ancora e vedevano il compito arduo come una sfida stimolante[24]. Questo è il cuore del growth mindset: credere che le proprie abilità possano migliorare con l’esercizio, invece di pensare che siano qualità fisse e immutabili.
Allora, attenzione alle nostre parole quotidiane. Evitiamo frasi come “Sei un genio della matematica!” o “Sei proprio negato per il disegno…”. Piuttosto, focalizziamoci sul processo: “Hai lavorato sodo a questo problema, hai visto quanti progressi?”, oppure “Forse questa volta non è venuto come volevi, ma se continui a esercitarti sono sicuro che migliorerai”. Così trasmettiamo il messaggio che ogni abilità si costruisce col tempo, e che l’errore è parte di quel percorso.
Il cervello che impara dagli errori: la scienza ci dà ragione
Per convincerci (e convincere i ragazzi) che davvero dagli errori si impara, possiamo raccontare loro qualche scoperta neuroscientifica affascinante. Studi recenti mostrano che quando commettiamo un errore il nostro cervello “scintilla” due volte: la prima quando sbagliamo, la seconda quando realizziamo l’errore e lo analizziamo[25]. In pratica, il cervello è tutt’altro che passivo: l’errore attiva aree cognitive che formano nuove connessioni neurali, specialmente se siamo disposti a rifletterci sopra. Ancora più interessante, questo effetto è maggiore in chi abbraccia una mentalità di crescita: in esperimenti di neuroimaging, bambini e adulti che credevano di poter migliorare (invece di pensare “sono fatto così e basta”) mostravano un’attività cerebrale più intensa dopo un errore, segno che il loro cervello stava elaborando a fondo l’informazione per correggersi[26][27]. E infatti, erano anche quelli che poi miglioravano di più la performance ripetendo il compito dopo aver studiato l’errore[27].
Quindi gli errori, visti con la giusta ottica, ci rendono davvero più intelligenti! Come dice la psicologa Jessica Alzen: “Sbagliare ti fa diventare più intelligente, soprattutto se provi ad aggiustare l’errore. La scienza del cervello lo conferma.”[25]. Raccontare ai ragazzi queste curiosità può motivarli: “Lo sapevi che quando sbagli qualcosa nel tuo cervello nascono nuovi collegamenti? È il segno che stai imparando qualcosa di nuovo!”. Immaginare i neuroni che fanno spark! come scintille può trasformare la prospettiva sull’errore da nemico a prezioso alleato.
Strategie per crescere figli resilienti di fronte alle sconfitte
Oltre a usare le parole giuste e spiegare il valore dell’errore, ci sono tante piccole strategie quotidiane che aiutano i bambini a costruirsi un sano rapporto con i fallimenti:
- Condividere i nostri errori: I genitori perfetti (o che fingono di esserlo) non aiutano i figli a sentirsi a loro agio con gli sbagli. Raccontiamo invece ai bambini quando noi abbiamo fallito in qualcosa – ovviamente con un taglio positivo. Ad esempio: “Quando ero a scuola ho preso un brutto voto in storia perché avevo studiato poco. Mi sono sentito male, ma poi ho capito che dovevo cambiare metodo. La volta dopo ho fatto delle mappe e infatti è andata meglio”. Così apprendono che l’errore è comune a tutti e si può rimediare.
- Normalizzare le cadute: Se il bambino sbaglia e si frustra (“Non ci riesco, è troppo difficile!”), manteniamo la calma. Diciamogli che è normale incontrare ostacoli quando si impara qualcosa di nuovo. Possiamo anche fare un gioco: ogni sera a cena ognuno racconta “un errore del giorno” e cosa ha imparato. Celebrando in famiglia il momento oops! rendiamo gli errori meno spaventosi.
- Evitare vergogna e etichette: Sgridare con frasi umilianti (“Sei il solito pasticcione!”, “Non impari mai”) lega l’errore all’identità del bambino e mina la sua autostima. Meglio concentrarsi sul fatto specifico senza giudizi globali: “Questa volta hai rotto il bicchiere perché eri distratto. Può succedere, ma la prossima volta prova a fare più attenzione quando aiuti ad apparecchiare”. Il messaggio deve essere: hai fatto un errore, non sei un errore.
- Insegnare la riflessione costruttiva: Dopo che la delusione iniziale è sbollita, aiutiamo il bambino ad analizzare l’accaduto. Per esempio: “Okay, hai perso la partita e ti senti triste. Secondo te cosa non ha funzionato? Cosa potresti fare di diverso la prossima volta?”. L’importante è mantenere il dialogo positivo: ogni risposta non è scusa per colpevolizzare, ma per pianificare miglioramenti. Questa capacità di problem solving si applicherà a mille situazioni future.
- Mettere in luce i progressi: Quando il bambino finalmente riesce in qualcosa su cui prima falliva, sottolineiamo il percorso: “Ti ricordi quando non ci riuscivi affatto? Guarda adesso come te la cavi! Vuol dire che tutto l’esercizio che hai fatto ha funzionato”. Questo rafforza l’idea che la costanza paga e che l’errore iniziale era solo una tappa verso il successo.
Dal fallimento all’innovazione: gli errori famosi che hanno fatto storia
Per ispirare i ragazzi, possiamo raccontare esempi celebri di errori che si sono trasformati in trionfi:
- Thomas Edison sbagliò migliaia di volte prima di inventare la lampadina funzionante. Di fronte a chi gli chiedeva conto di tutti quei fallimenti, rispose: “Non ho fallito. Ho solo scoperto 10.000 modi che non funzionano.” La sua perseveranza ha letteralmente illuminato il mondo!
- J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter, era stata respinta da 12 case editrici prima che il suo manoscritto venisse pubblicato. Se si fosse arresa al primo “no”, Harry, Hermione e Ron non sarebbero mai arrivati nelle mani di milioni di lettori.
- Michael Jordan, considerato uno dei più grandi cestisti di sempre, ama ricordare: “Nella mia carriera ho sbagliato più di 9000 tiri, ho perso quasi 300 partite. 26 volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito più e più e più volte nella mia vita. Ed è per questo che ho vinto tutto.” Un potente promemoria che dietro ogni successo ci sono molti fallimenti.
Raccontare queste storie aiuta i giovani a capire che l’errore non preclude il successo, anzi spesso ne è la via obbligata. Ogni invenzione, ogni progresso, è fatto di tentativi andati a vuoto e lezioni apprese.
In conclusione, insegnare ai nostri figli a vedere l’errore come un amico dell’apprendimento è uno dei doni più grandi che possiamo fare. Un bambino che non ha paura di sbagliare o di deludere sarà più curioso, creativo e intraprendente. Affronterà la scuola – e la vita – con la sicurezza di potercela fare, anche se al primo colpo non riesce. Perché in fondo, come recita un proverbio africano, “Cadere non è pericoloso né vergognoso. Rimanere a terra lo è.” Aiutiamo i nostri ragazzi ad alzarsi sempre, a vedere nell’errore una seconda chance, e li avremo dotati di una resilienza che li accompagnerà per tutta la vita.
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